allergie

Allergie e Intolleranze

Le allergie sono risposte “esagerate” mediate dal sistema immunitario. Proteine contenute in dati alimenti, provocano reazioni anche gravi e pericolose per l’organismo.

Nelle intolleranze, invece, il sistema immunitario non viene coinvolto.

La reazione da parte dell’organismo all’alimento verso cui si presenta intolleranza è dose-mediata: tanto più se ne mangia, maggiori saranno i disturbi. Si possono manifestare: acne, disturbi del sonno, mal di testa, disturbi di concentrazione, gonfiore addominale, prurito,…

E’ pur vero che allergie ed intolleranze sono in aumento, ma l’elevata frequenza è legata soprattutto a numerose diagnosi eseguite discutibilmente e con metodi scientifici non validati.

Per le intolleranze, le uniche analisi riconosciute, i cui risultati sono ripetibili, approvate dalla medicina convenzionale, sono quelle per l’intolleranza al glutine (NON frumento o grano) e al lattosio.

Per accertare l’intolleranza al glutine, bisogna sottoporsi ad un esame del sangue. Il test consiste in un’analisi per individuare il dosaggio di alcuni anticorpi e altre molecole presenti nel sangue che indicano la sensibilità della persona al glutine: transglutaminasi anti-tissutale (tTGA), anticorpi anti-endomisio (EMA), anticorpi antigliadina (AGA). Quando i livelli di queste molecole sono elevati c’è un’alta probabilità che la persona sia affetta da celiachia.

Per accertare l’intolleranza al lattosio, è consigliato il Breath Test all’idrogeno.

 

In campo non convenzionale si ha la pretesa di evidenziare, con un unico test, tutte le intolleranze alimentari possibili. I test in commercio fanno a gara sul numero di alimenti testati: si arriva a 400!

Non è un alimento a causare un’intolleranza ma una singola molecola contenuta in esso. Quindi meglio diffidare da questi test e dai professionisti che preferiscono “monetizzare” la propria pratica distribuendo certezze incrollabili che nemmeno la medicina convenzionale ha.

Ecco qui una lista di alcuni dei test di cui dubitare:

– elettrodermico (VEGA test);

– citotossico (ALCAT test);

– dosaggio IgG (ELISA);

– analisi del capello;

– test kinesiologico (DRIA test);

– iridologia;

– di provocazione/neutralizzazione.

 

Perché i test delle “intolleranze alimentari” hanno così successo?

  • Perché permettono di nascondere sintomi di patologie in modo semplicistico (eliminando un alimento).
  • Sono sostenuti da professionisti, che, grazie alla loro formazione, danno spiegazioni credibili a chi si fida e ne sa poco.
  • Togliendo molti cibi, molti individui stanno meglio e, ovviamente, calano di peso.

 

Ma allora come si possono gestire le intolleranze alimentari?

Se un soggetto ha problemi di natura gastrointestinale è probabile che abbia difficoltà a digerire alcuni cibi. Eliminandoli, il suo stato di salute migliora ma non sarà stata risolta l’origine del suo malessere.

L’intolleranza non è quindi la causa, piuttosto è la conseguenza di un problema a monte, che va affrontato. Analogamente, ad un paziente affetto da depressione, “intollerante alla vita”, lo psichiatra cosa consiglierà, il suicidio?

Un bravo nutrizionista ascolta il proprio paziente e fa un’anamnesi alimentare e fisiopatologica. Bisogna approfondire se vengano assunti farmaci o si abbiano stili di vita con controindicazioni. Il nutrizionista è in grado di individuare i cibi che possono creare disturbo (allo stato di salute o alle prestazioni sportive).  Basterà allontanarli per una o due settimane. Un miglioramento parziale non è possibile nel concetto d’intolleranza: il miglioramento deve essere netto eliminando la causa. A questo punto si incomincia a reintrodurre una categoria alla volta. Se si ripresenta un peggioramento, avremo identificato l’alimento che crea disturbi. Quindi lo si allontana per un paio di mesi, per poi iniziare ancora a consumarlo, ma con gradualità. Si può proseguire alla stessa maniera per più categorie alimentari.

In pratica è utile “educare” il nostro organismo ad accettare tutti i cibi, quando è possibile.

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