Celiachia e sensibilità al glutine
La celiachia è una malattia che presenta predisposizione genetica. Ha inoltre caratteristiche autoimmuni.
Chi ne soffre presenta intolleranza permanente al glutine (componente proteica di frumento, segale, farro, orzo, kamut, cous cous, …), causa di enteropatia con atrofia dei villi intestinali. Ne deriva un quadro clinico di malassorbimento, che va affrontato e curato con un regime alimentare ad hoc.
I sintomi sono: crampi addominali, diarrea, infertilità, stomatiti, afte ricorrenti, dermatiti, alopecia, anemia sideropenica, disturbi dell’umore.
La celiachia è evidenziabile soltanto con esami del sangue, che consistono nel dosaggio ematico di specifici anticorpi: la transglutaminasi anti-tissutale (tTGA, le più usate a fini diagnostici), gli anticorpi anti-endomisio (EMA, diretti contro le componenti delle cellule intestinali dell’organismo) e gli anticorpi antigliadina (AGA, rivolti verso componenti del glutine e meno importanti dal punto di vista clinico per l’alto tasso di falsi positivi).
Prima di sottoporsi alle analisi, è necessario che il soggetto mantenga le proprie abitudini alimentari.
L’unica terapia possibile per il celiaco è una dieta priva di glutine.
Le lesioni e l’atrofia dei villi regrediscono e scompaiono completamente se il soggetto segue una dieta corretta e personalizzata.
Gli alimenti sono classificati in:
- permessi: sono quelli che possono essere mangiati con tranquillità e nel cui processo produttivo non vi è rischio di contaminazione
- a rischio: sono quelli che, in seguito a processo di lavorazione, potrebbero contenere glutine, per cui si consiglia di leggere attentamente l’etichetta degli ingredienti
- vietati: quelli che sicuramente contengono glutine
L’elenco di tutti gli ingredienti, per le singole categorie sopra citate, è presente sul sito www.celiachia.it amministrato dall’ AIC (Associazione Italiana Celiachia).
Una dieta non opportunatamente bilanciata oppure seguita secondo criteri del “fai da te” può determinare problemi di sovrappeso, carenze vitaminiche o di minerali, carenze inoltre nell’apporto di fibra.
Differente è il caso della sensibilità al glutine non celiaca, in cui il soggetto presenta sintomi analoghi a quelli procurati dalla celiachia, pur non essendone affetto. Il paziente trae beneficio da una dieta povera o priva di glutine ma non presenta gli anticorpi specifici, in corso di dosaggio ematico e lesioni a carico della mucosa intestinale.
Il soggetto con sensibilità al glutine lamenta dolore e gonfiore intestinale, alternarsi di stipsi e diarrea, mal di testa, affaticamento, problemi di concentrazione, dermatite.
Si pensa vi sia sovrapposizione tra sensibilità al glutine e la sindrome del colon irritabile, che è un disturbo multifattoriale a cui concorrono anche predisposizione genetica e fattori ambientali, tra cui lo stress.
In questa condizione sembra che il microbiota intestinale svolga il ruolo principale. Il microbiota intestinale è in grado di influenzare il nostro organismo apportando benessere (se si è in eubiosi) o determinando stati infiammatori, responsabili di vari disturbi multisistemici (in caso di disbiosi).
Eventuali condizioni di disbiosi devono essere riportate ad eubiosi, cioè alla corretta flora batterica che ospitiamo nel lungo tratto del nostro intestino.