il-mio-metodo

Il mio metodo

La prima visita dura circa 50 minuti. In questo incontro ottengo quante più informazioni possibili  per comprendere le attese estrinseche ed intrinseche del paziente.

Raccolgo dati anagrafici.  Svolgo un’anamnesi fisiologica e patologica (non solo personale ma anche sulla parentela più stretta), per questo è utile portare con sé le ultime analisi del sangue e tutti i referti che possono aiutarmi a redigere un piano nutrizionale mirato e personalizzato.

Indago i gusti e le abitudini alimentari. Annoto se viene svolta attività fisica, di che tipo e in quale misura. Cerco di conoscere, inoltre, la composizione, gli impegni e la gestione quotidiana familiare per guidare il percorso nutrizionale efficacemente, oltre che nel modo più semplice e naturale possibile.

La visita prosegue rilevando il peso, l’altezza e altre misure antropometriche che mi permettono di ottenere una stima indiretta del metabolismo basale e di evidenziare la distribuzione di massa grassa e massa magra. Fermandoci a peso e altezza, infatti, siamo in grado solamente di calcolare il BMI (Body Mass Index) o IMC (Indice di Massa Corporea), che poco ci dice riguardo al soggetto. Faccio un esempio pratico: se in studio mi si presentano due uomini coetanei, entrambi alti circa 180 cm e che pesano sui 100 kg, non è detto che il loro obiettivo o il percorso per raggiungerlo, sarà uguale! Uno può essere uno grande sportivo, l’altro no. Uno può svolgere un lavoro fisicamente faticoso, l’altro invece ipotizziamo sia sedentario. Uno può rifermi problemi digestivi e intolleranze a differenza dell’altro che, invece, lamenta disturbi del sonno e, magari, è affetto da dislipidemia. Quindi: stesso BMI, ma due casi completamenti diversi, che vanno trattati in modo differente.

Mi avvalgo di Bioimpedenziometro Akern. La tecnica dell’Analisi di Impedenza Bioelettrica (BIA) si basa su un test semplice e non invasivo. L’esame può essere applicato a qualsiasi persona, compresi: bambini, ragazzi, atleti e utenti fitness, donne in gravidanza, anziani, portatori di pacemaker. È rapido ed accurato. Permette di identificare la composizione corporea all’inizio del percorso nutrizionale e, durante i controlli periodici, monitorare l’efficacia del protocollo di lavoro utilizzato. Il piano di lavoro si adatterà alle reali esigenze nutrizionali ed ai target di composizione corporea che si desiderano raggiungere.

 

Ogni paziente è una persona a sé: va curato nel modo più personalizzato possibile.

Grazie all’intervista e all’esame così organizzato, sono in grado di prevedere il dispendio energetico del paziente, il suo fabbisogno calorico e, su quest’ultimo, formulo una dieta specifica.

Successivamente alla visita, viene subito stabilito un piano d’azione. Consiglio come migliorare l’organizzazione della spesa, la preparazione dei piatti, le associazioni dei cibi.

In quanto ogni paziente è unico, la terapia alimentare è personalizzata: viene consegnata entro circa una settimana.

Gli appuntamenti di controllo hanno cadenza da 2 a 4 settimane, anche questa frequenza varia da caso a caso. La scelta dell’intervallo è mirata al raggiungimento dell’obiettivo, in considerazione della situazione di partenza e della persona.

I controlli durano circa 20 minuti.

Servono per:

– monitorare la variazione delle principali misure antropometriche
– monitorare le reali variazioni dello stato nutrizionale e dell’idratazione attraverso l’esame della bioimpedenza
– far emergere eventuali difficoltà nell’aderenza alla dieta
– motivare e stimolare
– correggere, se necessario, lo schema alimentare e/o l’obiettivo finale
– dare consigli su ricette e metodi di cottura alternativi
– esaminare eventuali referti di nuove analisi portate dal paziente.

 

Nella miriade di diete che si possono trovare anche in Internet, ipotizzando di essere stati fortunati ed essere incappati in uno schema di “buon senso”, di corretto apporto calorico, di macro- e micro-nutrienti per il proprio fabbisogno, il follow-up (ossia i controlli) rimane l’unico e più importante strumento che “fa la differenza”.

Nel tempo ho incontrato molti pazienti, che mi hanno riferito di aver perso peso in passato, per poi averlo riacquistato. Riferiscono di aver provato a riprendere in mano lo schema precedente, ma di non essere stati in grado di seguirlo più. In queste circostanze chiedo perché abbiano cambiato specialista. Alcuni dicono di non essere stati seguiti come avrebbero voluto, altri “si vergognano” di tornare dallo stesso perché temono di deluderlo o comunque vogliono provare se, cambiando, riescono ad ottenere risultati più duraturi.

In primo luogo, mille cause possono avervi portato a riprendere il peso (ansia, stress, vita non volutamente più sedentaria, un sopravvenuto squilibrio endocrino/metabolico), ma un bravo nutrizionista non è lì per giudicarvi o analizzarvi. Semplicemente il mio compito, o quello di chi, come me, svolge questa bellissima professione con passione,  è quello di accogliere, prendere in carico, ascoltare, accompagnare. La fiducia reciproca e il dialogo costruttivo, che si instaurano, servono a risolvere ritrosie e sciogliere tensioni. Perciò, il follow-up serve a stabilire la confidenza, la stima e il dialogo nel tempo.

Ma, in secondo luogo, i controlli servono anche alla verifica e di conseguenza rappresentano la motivazione ad aderire alla dieta in loro vista. Siete studenti o lo siete stati? Studiavate per desiderio o in vista del compito in classe? Devo ammettere che io faccio parte di coloro che si applicavano proprio se c’era una scadenza in programma!

Contattami

Inoltra la tua richiesta ti risponderò al più presto.

Not readable? Change text. captcha txt